In Italia ritornano gli stranieri avanzano le presenze del 2023 oltre 445 milioni.
Per la prima volta sono stati superati i livelli pre Covid, del 2019, quando le presenze erano state 436 milioni. Il ministro Santanché: «Buon auspicio per il nuovo anno»
COME SOTTOLINEA il Sole24 ORE
Secondo il bilancio del Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, le presenze nelle strutture ricettive sono 445,3 milioni, in aumento dell’ 8,1% rispetto allo scorso anno, ma anche rispetto al periodo pre pandemico quando le presenze turistiche erano state 436,7 milioni, ossia 8,6 milioni in meno. Il ministro del Turismo Daniela Santanchè si esprime e dice che le stime sulla chiusura del 2023 che vedono il recupero del comparto sembrerebbe aver superato i livelli pre-pandemia per iniziare l’anno nel migliore dei modi. Si dovrebbe quindi continuare ad investire di più nel settore che rappresenta un forte traino per l’economia nazionale. Gli investimenti dovrebbero vertire sulla destagionalizzazione, la digitalizzazione, la formazione e la qualità dell’intera industria turistica.
I turisti in visita nel nostro Paese tornano su livelli superiori rispetto al 2019 e al periodo pre Covid. Secondo il bilancio del Centro Studi Turistici di Firenze per Assoturismo Confesercenti, le presenze nelle strutture ricettive sono 445,3 milioni, in aumento dell’ 8,1% rispetto allo scorso anno, ma anche rispetto al periodo pre pandemico quando le presenze turistiche erano state 436,7 milioni, ossia 8,6 milioni in meno. Questo dovrebbe indurci (anche a Taranto e in Puglia) ad investire sempre di più nel settore che rappresenta un forte traino per l’economia nazionale.
Il ritorno degli stranieri
A trainare il buon andamento del settore sono soprattutto gli stranieri che hanno contribuito in modo determinante al sorpasso sul 2019: le presenze estere segnano il +13,7% sul 2022 e in valori assoluti si attestano a oltre 228,5 milioni (220,6 milioni nel 2019). Più debole il rafforzamento del mercato italiano, che segna un aumento del +2,8% sullo scorso anno, per un totale di 216,8 milioni di pernottamenti (216 milioni nel 2019).
Innanzitutto per verificare le parole di Urso che ad Agosto scorso disse: bisogna prima chiarire che cosa significa l’espressione “trainare l’economia”, usata spesso dai politici per rimarcare l’importanza di un settore economico. Questa espressione non ha una definizione tecnica precisa e può essere interpretata in almeno due modi:
1- un settore può essere considerato trainante quando ha un peso notevole sul totale della produzione nel Paese o del valore aggiunto (che è la differenza tra la produzione e i suoi costi). La crescita, anche modesta, di un settore che rappresenta una quota particolarmente ampia dell’economia può avere infatti un impatto non indifferente sulla crescita generale, e dunque trainarla.
2- un settore può essere considerato trainante se, nonostante abbia un peso relativamente basso sul Pil, registri comunque una forte crescita. Per esempio se un settore vale il 5 per cento del Pil e la sua produzione aumenta del 10 per cento in un anno, il peso sulla crescita generale sarà di 0,5 punti percentuali, un dato notevole.
Alla luce di queste due interpretazioni, vediamo se effettivamente il turismo fa da “traino” all’economia. Chi vivrà vedrà…
Nord e Sud a diverse velocità
La ripresa appare a più velocità. Il Sud e le Isole sono l’area che chiude l’anno con i valori di più bassa crescita: +4,4%. Si registrano, inoltre, aumenti al di sotto della media nazionale anche per il Nord Est (+7%) a differenza del Nord Ovest (+11,7%) e del Centro (+10,4%) dove le stime riportano invece una crescita di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media.
Le città d’arte al primo posto
Nella ricettività alberghiera ed extralberghiera, il movimento è stimato in crescita del +9,3% con le presenze turistiche che si attestano a 276,2 milioni, mentre l’extralberghiero si fermerebbe al +6,1% con 169,1 milioni di pernottamenti. Tutte le aree-prodotti registrano nell’insieme aumenti della domanda turistica. Ma tra quelle più apprezzate nel 2023, conquistano il primo posto della classifica le strutture ricettive delle città/centri d’arte (+11,4%) e della montagna (+11,1%). Stime altrettanto positive emergono per le strutture attive nelle aree rurali/collina (+10,3%) e del termale (+10,2%). Buoni, inoltre, i risultati anche per le località dei laghi (+9,6%) ed “altro interesse” (+9%).
Il rallentamento del balneare
A frenare, nel corso dell’anno, è il settore balneare: la stima riporta infatti la crescita più bassa dei flussi turistici (+3%), soprattutto a causa della flessione della domanda italiana.
Il turismo dimostra ancora una volta di essere settore trainante per l’economia di tutto il Paese e la sua resilienza, ma bisogna continuare a sostenerlo», afferma Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti.
Per il 2024 emerge infatti qualche elemento di incertezza: per il 59,6% delle imprese intervistate, infatti, la prima parte dell’anno dovrebbe caratterizzarsi con un trend di stabilità (nel primo trimestre 2023 la crescita media della domanda raggiunse il +30%). Per il 19,7%, invece, le aspettative sono di un incremento dei flussi e il 20,7% circa prevede, infine, un decremento dei flussi turistici. Gli imprenditori che hanno manifestato una preoccupazione maggiore sono quelli attivi nelle località marine e nelle aree rurali e di collina. Un po’ più di ottimismo traspare, invece, da parte delle imprese nelle città e centri d’arte.
Ricordiamo che anche Taranto dal 2019 e’ città d’arte e nei del terzo settore ci aspettiamo maggiori attenzioni istituzionali.